La fiaba di Alice nel Paese delle Meraviglie

E’ una di quelle storie che tutti conosciamo, una di quelle fiabe che vengono tramandate di generazione in generazione. Il libro de “Alice nel Paese delle Meraviglie” fu pubblicato per la prima volta nel 1865 da Charles Lutwidge Dodgson, con lo pseudonimo di Lewis Carroll. E’ uno di quei romanzi fantastici che presenta il maggior numero di allusioni e personaggi, con una trama raccontata attraverso un mix di logiche e linguistiche che lo hanno poi reso il successo mondiale che è ancora oggi. Senza dimenticare i numerosi adattamenti teatrali e cinematografici.

La trama del libro.

Alice è una bambina inglese dell’età vittoriana, viene descritta come un vero simbolo dell’epoca, estremamente curiosa e rappresentata con un vestitino blu pallido lungo fino al ginocchio, sopra al quale indossa un grembiule bianco (da notare che alle origini il suo vestito era giallo). La piccola, mentre sogna di rincorrere un curioso coniglio bianco (il Bianconiglio) finisce per precipitare in un mondo sotterraneo, popolato da strani personaggi, assurdità e non pochi paradossi. Si trova a inseguire il coniglio fino alla sua tana che diventerà la porta d’accesso a un mondo incredibile: da lei troverà un lungo passaggio verso una stanza piena di porte che la piccola cerca di aprire fallendo, fino a quando non nota su un tavolino di vetro una chiave d’oro (che erroneamente dimenticherà di prendere con se) e una bottiglietta con la scritta “Bevimi”. Decisa a non arrendersi, la bambina ingerisce il liquido che la farà rimpicciolire. A quel punto, sprovvista della chiave di accesso assaggia un pasticcino appena comparso dove vi è la scritta “Mangiami”: dopo un primo morso la bimba diventerà enorme. A qual punto potrà si recuperare la chiave ma sarà troppo grande per attraversare la porta: a quel punto arriva una delle scene più note del libro (per non dimenticare il classico Disney del 1951) con le lacrime di Alice che allagano la stanza. Non potrà fare altro che bere di nuovo dalla bottiglietta per ritornare piccola e passare attraverso la toppa: dopo il suo incontro con tre animali (un uccello che galleggia sull’acqua a testa in giù, l’altro spinge e il terzo viene mostrato nel classico Disney come Capitan Libeccio) ritrova il coniglio bianco e la sua casetta. Diventata di nuovo enorme e successivamente piccola, per merito di un pasticcino, lascia l’abitazione e si trova di fronte all’ennesimo personaggio stravagante: è un Bruco (nel cartone il Brucaliffo) che fuma il narghilè, il quale le racconta che le due parti del fungo che si trova di fronte a lei la possono far crescere e rimpicciolire in base al suo piacimento.

Arriva poi l’incontro con un gatto (lo Stregatto) che indirizza la bambina verso la casa della Lepre che sta bevendo un tè col Cappellaio Matto, altro personaggio emblematico. Degna di nota la scena che troviamo nel cartone Disney con la canzone del “non-compleanno” dei due personaggi. A questo punto arriva l’incontro più “importante” e pericoloso al tempo stesso: quello con la Regina di cuori i cui soldati hanno il corpo costituito da carte da ramino, intente a dipingere di rosso le rose bianche che sono state piantate per sbaglio. La Regina giunge con il suo corteo, invitata la bimba a giocare a croquet (una specie di golf), ma il campo è pieno di buche e il gioco è confuso, poiché spesso le porte (che sono le carte) si assentano per decapitare i malcapitati che vengono sentenziati di morte dalla stessa Regina.

Dopo averla fatta arrabbiare, la ragazza si trova a processo (ad annunciare la sentenza è il coniglio bianco che torna in scena): la bambina riprenderà a crescere a dismisura e potrà affrontare la Regina e le sue guardie (“Non siete altro che un mazzo di carte” dirà lei). Sul finale, nel tentativo di fuga, il sogno di Alice finisce e lei si risveglierà proprio in tempo per il tè.

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